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    Caffè cancerogeno: l’dea degli americani

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    Un’etichetta che segnala che il caffè è cancerogeno come sulle sigarette. Questa l’idea degli americani per avvisare la popolazione sulla pericolosità della sostanza.

    Ecco le nuove news dal mondo della caffeina. Onlus americana The Council for Education and Research on Toxics punta il dico contro la bevanda sostenendo che all’interno ci sia l’acrilammide generata durante la torrefazione ad alte temperature e che ha intentato causa verso diverse aziende che producono o vendono caffè.

    Come abbiamo già analizzato in un precedente articolo possiamo affermare che non è così (Clicca qui per leggere l’articolo) ma analizziamo se questa ha basi fondate oppure è solo frutto di una trovata pubblicitaria.

    Secondo l’associazione non profit il caffè sarebbe in grado di favorire lo sviluppo di cancro per la presenza proprio dell’acrilammide, che viene creata quando i chicchi vengono tostati.

    La disposizione del magistrato americano non è ancora definitiva e può essere contestata. L’industria del caffè, da parte sua, si è difesa sostenendo che “è impossibile eliminare l’acrilammide senza intaccare il sapore” e che “l’esposizione alla sostanza è innocua per i consumatori”

    Ma la domanda che ci poniamo è un’etichetta può spingere le persone a consumare meno caffè? Sulle sigarette sta funzionando?

    Purtroppo una domanda senza risposta. Se in America la situazione è ancora in stallo in europa la decisione del magistrato non avrà effetti diretti.

    A novembre 2017 l’Ue ha infatti approvato un regolamento in cui si obbligano le società agroalimentari a ridurre i livelli di acrilammide in prodotti come patate, pane, biscotti, cereali, cracker e, per l’appunto, caffè. La concentrazione della sostanza resta ampiamente al di sotto della “soglia di rischio”, senza alterazioni di sapore.

    Inoltre nel 2016 la IARC (Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha smentito definitivamente la relazione tra caffè e tumore e come già affermato qui la bevanda è stata utilizzata per la cura del parkinson.

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