Un caffè espresso perfetto non è solo frutto di una mano esperta. La matematica viene in soccorso con modelli che, se seguiti alla lettera, rendono l’espresso una bevanda ad hoc.
La matematica è una materia versatile e applicabile in diversi campi ma chi se sarebbe mai aspettato che si potesse sfruttare anche per ottenere un buonissimo espresso. Ebbene da una recente ricerca possiamo affermare che la matematica è venuta in soccorso anche in campo alimentare offrendo una ricetta che se seguita passo a passo offre un espresso apprezzato da tutti i palati.
La ricerca in questione è stata guidata da Kevin M. Moroney e pubblicata su SIAM Journal on Applied Mathematics. I risultati sono chiari: è stata elaborato un modello matematico che, prendendo in esame 1800 variabili, permette di indicare e classificare le miscele e tempi ottimali per ottenere una bevanda matematicamente perfetta.
L’idea di costruire una formula matematica per ottenere un buon espresso è nata dall’assunzione quotidiana della bevanda. Il caffè non è solo un prodotto consumato alla mattina o dopo i pasti ma può essere considerato un rito. Bere il caffè è infatti associabile a diversi momenti della giornata come la mattina, dopo i pasti o nelle pause relax. Ormai è divenuto un momento essenziale senza il quale alcuni di noi si sentirebbero spaesati.
Quindi perché non capire come migliorare la bevanda rendendo questi momenti non solo rilassanti ma anche buoni da gustare. Ma la domanda vien da sé: siamo sicuri di avere la ricetta giusta per ottenere un prodotto eccellente? Fino ad ora abbiamo bevuto il miglior prodotto che si potesse creare o ci siamo semplicemente accontentati di quello che già avevamo?
Il professor Moroney si è posto questa domanda e successivamente si è chiesto quali fossero i parametri da considerare per costruire un modello matematico in grado di produrre un espresso perfetto.
Molte università si erano già interessate ai diversi processi di estrazione e filtraggio della bevanda ma i risultati non sono stati dei migliori. Il caffè contiene al proprio interno molti prodotti diversi quindi ricavare una formula che li combinasse perfettamente tra loro non è mai stato semplice. Anche il team dell’Università di Limerick in Irlanda ha tentato di combinare le materie prime fra loro, i risultati sono stati buoni ma non soddisfacenti.
Torniamo ora alla ricerca del Professor Moroney. Durante un’esperimento Moroney e il suo team ha messo in relazione i parametri della preparazione del caffè con le materie prime contenute al suo interno e i risultati sono stati talmente soddisfacenti da sentire l’esigenza di pubblicarli e condividerli con il pubblico. Il modello matematico ottenuto dalla ricerca è utile per migliorare la progettazione delle macchine e capire i segreti contenuti nell’aroma che caratterizza l’espresso.
Per ottenere i risultati migliori sono stati presi in considerazione i processi di estrazione del caffè e la grandezza dei grani raccolti. A quanto pare questi due fattori modificano il gusto finale della bevanda. I processi di estrazione del caffè sono due:
- il primo, più veloce, prevede l’estrazione dei chicchi dalla superficie del grano
- il secondo comporta la lenta diffusione delle sue sostanze all’interno del grano
Questi sono i due processi presi in considerazione durante la ricerca e infine c’è stata l’analisi della dimensione del grano. Difatti, grani troppo grandi fanno si che il caffè sia troppo acquoso mentre quelli tritati finemente ottengono l’effetto opposto generando una bevanda decisamente più amara. Combinando questi due fattori l’effetto prodotto è differente.
Per il popolo italiano amante dell’espresso la ricetta perfetta prevede un’estrazione lenta combinata a una tritatura fine del grano al fine di ottenere un espresso dal gusto forte e deciso. Ma la ricerca è sempre in continua evoluzione e nuovi risultati sono sempre all’ordine del giorno.