La sveglia presto, lo studio intenso o l’incontro con gli amici al bar: queste sono solo alcune delle situazioni che inducono gli adolescenti a bere caffè (o bevande contenenti caffeina) nell’arco della giornata. I ragazzi italiani, però, tendono a esagerare con le dosi quotidiane: lo dimostra una ricerca dell’Università di Foggia, che ha analizzato il rapporto tra i giovani e la caffeina.
Sono adolescenti dai 12 ai 19 anni e hanno una radicata abitudine, meglio una passione. Svegliarsi annusando il profumo del caffè, come vuole il buongiorno italiano. Ma non finisce qui, perché quella prima tazzina diventano almeno tre nell’arco della giornata, che si arricchiscono di un ulteriore supporto di caffeina, derivante da energy drink o chissà quale altra bevanda. Lo ha attestato un’indagine condotta attraverso un questionario, tra oltre 1.200 adolescenti di quattro scuole del Sud Italia, utile a quantizzare il consumo giornaliero di caffeina.
Ed ecco che giovani e giovanissimi hanno rivelato la loro natura di amanti dell’oro nero: non c’è giorno, infatti, che più di tre quarti degli adolescenti italiani, pari a circa il 76 per cento, non assumano caffeina e di questi quasi la metà, il 46 per cento, oltrepassando i buoni limiti. Perché se il caffè resta la prima fonte di caffeina, altre bevande (soprattutto bibite analcoliche e zuccherate ed energy drink) contenenti la sostanza in composti affini o derivati, eccitano i giovanissimi a dismisura.
Ai Millennials piace meno bere caffè rispetto alla generazione precedente. E quando lo fa, non è a casa.
Infatti, meno della metà dei giovani consuma caffè durante la giornata e la maggior parte sceglie di gustarlo fuori casa. Questo è quello che riporta una ricerca dell’Alliance Bernstein: solo il 48% dei giovani d’oggi, rispetto al 58% della generazione più anziana consuma caffè. E il 42 % lo fa fuori casa, rispetto al 31% di una volta.
“Secondo noi il consumo di caffè fuori casa è incrementato crescendo più velocemente rispetto a quello dell’industria dei ristoranti, guidato dal mutamento demografico nell’abitudine di bere caffè.” sostiene Sara Senatore.